fonte: italiaoggi.it
Gualtieri: confidiamo in un rimbalzo. Secondo la stima dell’Istat, il dato è rimasto invariato in termini tendenziali. E’ il calo congiunturale più forte dal 2013. L’Unc: l’Italia è in recessione
Nel quarto trimestre del 2019 il pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è rimasto invariato in termini tendenziali. E’ la stima dell’Istat, che precisa che il quarto trimestre 2019 ha avuto due giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al quarto trimestre del 2018. La variazione congiunturale, spiega l’istituto di statistica, è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria, mentre il comparto dei servizi ha registrato una variazione pressoché nulla. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta. Il consenso vede una variazione nulla su base trimestrale e un +0,3% su base annua. Il trimestre precedente aveva invece registrato un aumento dello 0,1% congiunturale e dello 0,5% tendenziale. In particolare il calo trimestrale dello 0,3% è il più forte dal primo trimestre del 2013, ovvero da quasi sette anni.
Nel 2019 il Pil corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,2% così come il Pil stimato sui dati trimestrali grezzi (nel 2019 vi sono state le stesse giornate lavorative rispetto al 2018). La variazione acquisita per il 2020 è pari a -0,2%.
I risultati dei conti nazionali annuali per il 2019 saranno diffusi il prossimo 2 marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 4 marzo.
“Esamineremo bene i dati, credo che la caduta nel quarto trimestre sia stata influenzata anche da fattori di calendario non pienamente colti dalla destagionalizzazione e da eventi come quelli del quadro internazionale a partire da novembre. Prevediamo un rimbalzo della crescita nel primo trimestre”, ha detto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. “Il dato del 2019 è superiore al +0,1% che avevamo indicato nella Nadef, anche se il quarto trimestre ha un dato negativo. Confidiamo in un rimbalzo nel primo trimestre, siamo ancora più determinati a lavorare per implementare il nostro programma di sostegno alla crescita e agli investimenti, attuando rapidamente le misure varate con la manovra. Siamo determinati e fiduciosi che le misure prese concorreranno a sostenere il rilancio della crescita”.
“L’Italia in recessione. Anche se per essere in recessione tecnica si deve registrare una variazione congiunturale negativa per due trimestri consecutivi, il calo è così consistente che diventa difficile immaginare una sorte diversa per il nostro Paese”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Anche perché il -0,3% congiunturale, togliendo i primi arrotondamenti, è in realtà pari a -0,339%, con ben 1.460 milioni in meno rispetto al terzo trimestre. Va meglio per il dato tendenziale, +0,012%”, conclude Dona.
Per Confedercenti, il dato sull’andamento del Pil nell’ultimo trimestre è molto preoccupante da tutti i punti di vista. Evidenzia purtroppo una decisa “battuta di arresto” rispetto a un andamento che già di per sé non era stato brillante – di poco sopra lo zero le tre variazioni congiunturali precedenti. Nonostante lo 0,2% per il 2019 “superi” la previsione programmatica della scorsa Nadef (che si collocava a 0,1%) si conferma lo stato di stagnazione della nostra economia. Inoltre, questa forte variazione negativa ipoteca già l’avvio del nuovo anno con un -0,2% acquisito. Infine, si apre ancora di più la forbice con il resto d’Europa, in particolare con l’Area dell’euro: lo scarto passa da 0,8 ad 1 punto pieno, 0,2 contro 1,2%, come a dire che, nonostante la fase di rallentamento, l’economia europea cresce 6 volte più di quella italiana. A un quadro generale di profonda incertezza sulle prospettive future, un ulteriore ostacolo alla crescita potrebbe essere posto dagli effetti negativi sull’economia della vicenda del coronavirus, a partire dalle sue possibili ricadute sul turismo. E’ evidente, continua Confesercenti, che lo sforzo di politica economica da portare avanti è rilevante e deve basarsi su un’ottica di ampio respiro: riforma del fisco per le famiglie, piccoli imprenditori e lavoratori autonomi, un forte piano di investimenti pubblici nei settori chiave della green economy e dell’innovazione, ma anche nella manutenzione del territorio e degli edifici scolastici. Probabilmente sono maturi i tempi per decidere di attuare una golden rule a livello europeo, non considerando nel Patto di stabilità gli investimenti pubblici nei settori innovativi, nell’ambiente, nell’istruzione.